La Casa dei Pesci a Villa Torlonia

 

  

 

 

 

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cs-LCdP

 

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RASSEGNA STAMPA

 

 

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 03 LCdP Progetto La Casa dei pesci1

 

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Immagini del blocco di marmo scolpito a Villa Torlonia – Marzo 2013

 

 

 

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10 - LCDP07-WEB

 

 

 
Quando mancano ormai due giorni all’inizio delle lavorazioni a Villa Torlonia e sono incoraggiato dalle risposte che gli amici mi restituiscono all’annuncio dell’evento, mi fermo a scrivere qualcosa che, visto l’interesse, merita di farci fermare qualche minuto per alcuni aspetti.
Le idee vengono quando vogliono loro e nessuno può dire come gli vengono in mente. Questo progetto è nato così, con i materiali che avevo a disposizione, nel luogo dove ero chiamato ad intervenire; è nato e mi è piaciuto così. Ora lo guardo e mi accorgo di quante cose dice ed esprime a prescindere se io ero o no consapevole di quello che dico adesso. Vediamo.
Il primo argomento evidente alla prima occhiata è che come tutti i racconti è la narrazione di un conflitto e di una sua soluzione. Il conflitto è tra due culture che a Talamone, in Maremma, in Toscana si incontrano: quello Italiano-Latino e quello Nordeuropeo-Anglosassone. Dicono gli antropologi che noi proveniamo da una cultura stanziale e loro nomade. Noi seppellivamo i nostri morti costruendo lapidi e cappelle, loro piantavano croci e continuavano il viaggio. Noi consideriamo l’oggetto, loro considerano il rito. Loro hanno generato Stonehenge, una piazza per riti sciamanici, noi il foro e la basilica per i riti repubblicani, i luoghi dell’incontro quotidiano; in una parola la piazza. Mettere a confronto l’idea i Stonehenge dove al centro c’era un fuoco con una piazza italiana dove al centro c’è un Pieno, un obelisco, una fontana, una statua è follia, è invenzione ed è questo il mio delirio. Apro un discorso che nel simbolo è dialogo e accoglienza, è incontro tra queste due culture che ho descritto. E’ dire ai nordici: “venite signori in una piazza italiana e sentitevi come a casa vostra.” E’ dire a noi: “guarda quanto è grande e bello il mondo e quanta voglia ha di incontrarci”.
Il secondo argomento è che pur nella sua rozzezza pur nella sua primordialità neo-megalitica è pur sempre un lavoro di Architettura, di Urbanistica. Si tratta del disegno di un Masterplan urbano anche se l’Urbe è dei pesci, dei cetacei, delle meduse e solo raramente di qualche umano con le bombole. E’ un progetto pilota in un paese con più di 8’000 km di coste in massima parte desertificate e che si nutre con il 70% del pesce di importazione. Vorrebbe essere l’esempio per il resto del paese.
Il terzo argomento è su due economie: quella sommersa e quella emersa. Quella sommersa ha a sua volta due aspetti: quella del pesce e quella delle piante. L’economia del primo è chiara, torna il pescce, torna il pescatore, torna il porto, l’agriturismo, il ristorantino, la foto subacquea, il Sub e tutta la famiglia. Quella delle piante è in relazione diretta con i movimenti del mare che batte sulle coste: se il fondale è deserto è come se fosse più profondo e l’onda batterà con più forza e provocherà più erosione. Noi dovremo fare più debiti per ripristinarla.
Il quarto è etico e buio ma non meno interessante. Devo ancora approfondirlo ma per come conosco questa storia la metto così: se strascichi a 10 metri di profondità (seppie) la luce che c’è sul fondo permette all’habitat di riformarsi in 10 anni; se strascichi a 300 metri di profondità la poca luce che c’è permette all’habitat di riformarsi in 300 anni. Morale: altro furto ai nostri figli. Mio padre senza maschera si tuffava da Ostia o da Nettuno e mi riportava le stelle marine. Io da ragazzino con la maschera vedevo sul fondo le razze e le sogliole, da adolescente a Lavinio pescavo polpi a Tor Caldara, da grandicello a Sperlonga pescavo i cannolicchi. Dalla fine degli anni ’70 è iniziata la grande devastazione che ci ha portato qui, a dare a mensa dell’asilo il Pangasio: pesce di acqua dolce che cresce nel delta del Mekong e ci porta da lì i Visitors, molto peggio di mercurio, piombo, cadmio, nichel e così via. Se lo guardiamo al microscopio per certo ci vediamo dentro qualcosa che cammina….
Il quinto è politico nel senso di come si organizza la Polis. In questo caso non ha senso di chiedere ai Carabinieri, alla Guardia Costiera, alla Guardia di Finanza di presidiare il mare: è troppo grande e costa troppo. Molto più veloce disseminare i fondali a rischio con ostacoli. Ciò impedisce l’attività della criminalità che è quella che ha in mano le flotte dei pescherecci maggiori, quelli con i motori raddoppiati che strascicano sulle rocce oltre che sulle sabbie. Pochi banditi si mangiano un bene comune, indispensabile alla vita.
Il sesto è ecologico in senso pieno: nell’equilibrio della biosfera l’ossigeno ha un ruolo essenziale e non tutti hanno presente che la maggior parte di esso viene dal pianeta blù. Le Alghe sono il nostro più grande fornitore di O2. E’ più facile capire come difendere un bosco o una foresta e molti informazione ce ne parla. E’ molto meno facile intervenire sui fondali marini perché non li vediamo, ci fanno paura, ce ne ricordiamo nel mese di agosto quando chiediamo il fritto misto al ristorante. Quanti di voi sanno che qui i calamari sono finiti?
Il settimo, l’ultimo, è quello cui tengo di più e riguarda la bellezza. Quando Paolo mi ha invitato a partecipare come scultore a questo progetto ho subito detto si. Che un pescatore creda nella bellezza come veicolo di redenzione mi ha commosso e da subito mi sono tuffato nel lavoro senza misurare, senza contare questo o quello. Il primo redento sono io: sono uscito dalla nevrosi del lavoro quotidiano per perdermi nella natura mia preferita, quella del mare, ma la natura è la natura di tutti. I luoghi e le persone sono inscindibili e possiamo ritrovarci soltanto andando a fare visita agli alberi, agli animali, ai pesci.
Massimo Catalani
Roma, 3 marzo 2013
 

 

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Scultura a Villa Torlonia – Marzo 2012

 

 

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Bozzetto e presentazione del progetto a Talamone – Giugno 2012

 

 

 

 

 

Solar Decathlon

 

Med in Italy è una casa progettata dagli studenti dell’Università di Roma Tre in partnership con il Laboratorio di Disegno Industriale de La Sapienza che ha partecipato, dal 14 al 30 settembre, al concorso internazionale Solar Decathlon Europe 2012. 

 

http://www.medinitaly.eu/en/homepage

 

Solar Decathlon è un concorso internazionale organizzato dal Dipartimento di Energia Americano in cui Università provenienti da tutto il mondo si incontrano per progettare, costruire e far funzionare una casa autosufficiente a livello energetico, grazie all’utilizzo di energia solare, e dotata di tutte le tecnologie utili a massimizzarne l’efficienza.

  

La casa solare tutta italiana ha conquistato il podio nelle Olimpiadi della bioarchitettura. Med in Italy è stata eletta campione mondiale di sostenibilità e si è piazzata al terzo posto nella classifica finale della manifestazione internazionale più importante del mondo dedicata all’abitare green. L’oro finale è andato a Canopea, il progetto portato dalla regione francese di Rhône-Alpes, mentre la casa solare andalusa Patio 2.12 si è aggiudicata l’argento. Med in Italy – realizzata con il contribuito di Roma Tre, della Sapienza, della Libera Università di Bolzano e del Fraunhofer Italia, oltre a un vasto parterre di sponsor e consulenti tecnici, che hanno fornito tutti gli impianti e le tecnologie d’avanguardia utilizzati nell’abitazione – si è classificata ai vertici in sei delle dieci prove previste nei quindici giorni della gara: oltre all’oro nella sfida più prestigiosa, quella sulla sostenibilità, ha ottenuto l’argento per il funzionamento di elettrodomestici e apparecchiature elettroniche e il bronzo in architettura, bilancio energetico, comunicazione e innovazione.

 

L’opera concepita e realizzata espressamente per questa occasione è la seguente: si tratta di un grande lavoro pittorico della misura totale di 10 metri per 2, subbdivisa in nove parti, raffigurante una unica grande Alice, o Acciuga o Sardina o come altro la vogliamo chiamare. Questo è tema ricorrente nella ricerca dell’artista che vi trova il luogo dove l’allegoria delle disposizioni degli individui rispetto ai gruppi sociali trova forma rappresentata.

 

Essa è dipinta secondo la personalissima tecnica spatolare del Maestro composta di Terra Naturale, quella che calpestiamo ogni giorno, e Marmo Bianco di Luni (oggi Carrara), quello che usò per primo Augusto per rivestire in marmo Roma che fino allora era rivestita di intonaco. Ha inoltre una doppia peculiarità che si inverte con il ciclo giorno-notte.

 

Di giorno vediamo una grande alice con tutto il suo portamento innocente e rassicurante. In questa rappresentazione vuole simboleggiarsi come un pesce umile che occupa un gradino basso nella scala dei gusti e dei valori alimentari e che allo stesso tempo è strategico per la qualità e per la sua sostenibilità. E’ quella che troviamo nella pizza e nei crostini e che non compriamo mai: la Campionessa degli Omega3!

 

Di notte il fondo di marmo bianco si illumina grazie ad un sale fotoluminescente che contiene, mentre l’alice (che non lo contiene) resta in ombra: ecco che appare in casa una grande sagoma di pesce che si va a rivelare all’opposto di come l’avevamo vista: non ci sembra più innocua ma piuttosto incombente: è il mostro marino di tutte le storie: è il Leviatano, è una pacifica Megattera o forse la cattivissima e cinica Moby Dick? In ogni caso la sua luce emessa di notte, poiché accumulata di giorno, ci guida nei nostri passi domestici e notturni verso il bagno o il frigorifero.

 

Perché il mare in una casa solare? Perché è la base di ogni idea di sostenibilità, perché è il cibo, è il clima, è l’ossigeno, l’origine e la base della nostra vita. La sua difesa è parallela e non disgiungibile da ciò che difendiamo a terra.

 

 

 “La Madre di tutti i pesci”, 10×2,20m, polvere di marmo, sabbie vulcaniche e pigmenti fotoluminescenti

 
 
 
 

Dettagli

 

 

 

 
 

La realizzazione dell’opera 

 

 

 

L’interno della casa Med In Italy – Madrid Settembre 2012 

 

 
 
 
 

 

 

 

Storia Giovane Delle Arti


Mi avvio a scrivere questo progetto con il chiaro intendimento di destinarlo ai giovani. Innanzitutto a quelli che lo sono anagraficamente, poi di contorno anche a quelli che conservano ancora un cervello curioso.

Si tratta di passare in rassegna ad una storia di fatti artistici, italiani ed internazionali, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale secondo una progressiva decelerazione. Cose riguardanti tutti i linguaggi espressivi vecchi e nuovi, naturalmente le arti visive, la musica, la poesia, il cinema e chi più ne ha più ne metta. Carrelliamo più velocemente sui fatti più lontani per arrivare con più calma e più attenzione sui fatti dei giorni nostri.

Questa storia nessuno ve la insegna, è troppo calda, è troppo cronaca è troppo viva ancora nel dibattito politico. O forse no. Forse questo periodo storico sta mutando le cose così velocemente da archiviare come passato remoto ciò che era normale soltanto qualche anno fa. Vedremo.

Certamente capiamo meglio l’oggi se sappiamo come ci siamo arrivati, se il mosaico delle nostre conoscenze è sempre più ricco, sempre più vasto e sempre più dettagliato.

Vorrei costruire questo progetto come un Talk Show, dove ognuno di voi mi manda materiale quotidianamente, io lo monto ed in una occasione ci vediamo per parlarne, per discuterne, per litigare o per sbadigliare di fronte ad uno schermo ed un piatto di pasta. Io stavolta curo l’introduzione ma vorrei da una prossima volta essere esclusivamente il conduttore di uno spazio che è una palestra. Soprattutto voi avete bisogno di un luogo destinato alla libertà di pensiero, alla indipendenza di giudizio, al confronto con l’altro e lo sconosciuto, il luogo dove mettere a punto la propria onestà intellettuale. Non è una scuola, non è un modo di vedere le cose che vi insegno perché non ce l’ho ancora. E’ solo lo spazio per la fatica del lavoro di rimettersi costantemente in gioco.

 

Massimo Catalani

Roma, 29 marzo 2012

 

 

 

La Grande Festa dei Cani Morti

 

 

“Monumento alla Morte dell’Arte Concettuale”, 1991, pozzolana, calcare, candela

 

“La vera Storia dei Cani Morti!”

 

 COMUNICATO STAMPA

 

– quattro giorni interi per raccontare una mostra nello studio dell’artista –

“Bisogna calarsi profondamente nell’amore per la scena della nascita di una opera d’arte e capire sino in fondo il suo sentimento, ancora di più quando si tratta di un quadro brutto: di un cane morto.”Questo è l’incipit di un lavoro propriamente autobiografico che Catalani questa volta realizza mettendo in fila venti anni di quadri “spariti”. Esperimenti, prove tecniche, iniziative estemporanee, lavori che volevano aprire strade che non hanno poi avuto seguito sono raccolte, narrate e messe in mostra, per un intero fine settimana presso il suo studio romano. L’artista riceverà il pubblico per raccontare l’arte sua e quella altrui ma anche per cucinare, apparecchiare, mangiare e bere in compagnia; laverà piatti e sparecchierà la tavola; giocherà a biliardino con gli ospiti che lo vorranno. Insomma qualcosa tra un banchetto artistico ed un baccanale.

Le Edizioni Autarchiche presenteranno il catalogo che dà il titolo alla mostra, con un testo dell’autore e le schede di racconto delle singole storie.

 

Programma

 

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